Bianco e Nero
Re della boxe, re dell’Africa, re del mondo
Anno XXXIV, n. 2 Novembre 2024 - a cura della Redazione
1974
Forse è stato il più grande combattimento di boxe di tutti i tempi. Per la
levatura dei contendenti, il luogo dove avvenne, l’attenzione mediatica senza
precedenti. E per la posta in gioco: non solo sportiva e finanziaria, ma
sovraccarica di risvolti politici e culturali.
Nel 1974, il pugile nero americano George Foreman era, a 25 anni, il
campione mondiale indiscusso dei pesi massimi: un colosso di muscoli,
fortissimo, imbattuto. Mohammed Ali di anni ne aveva 32 e stava cercando
disperatamente di tornare al vertice del pugilato. Sette anni prima era stato
privato del titolo e interdetto dal salire sul ring per aver rifiutato la chiamata di
leva e la prospettiva di andare a combattere in Vietnam. Dal punto di vista
sportivo era un reietto, una scommessa nella quale credeva solo lui.
In cambio di compensi favolosi (in primo luogo per se stesso), l’organizzatore
Don King accettò che il match si combattesse a Kinshasa, capitale dell’allora
Zaire (oggi Repubblica democratica del Congo), di cui era signore assoluto
un dittatore, Mobutu Sese Seko.
Dal momento in cui i due pugili scesero dall’aereo, le folle congolesi
inneggiarono a Mohammed Ali, che sentivano come uno di loro, e
detestarono Foreman, considerandolo poco più di un americano arricchito.
Durante un allenamento Foreman si ferì a un sopracciglio e il combattimento
fu rinviato di cinque settimane.
Quando i due salirono sul ring nella notte di Kinshasa, il 30 ottobre 1974,
l’attesa era allo spasimo. Un miliardo di persone stavano davanti alla tv in
tutto il mondo. Per le prime riprese Ali non fece che incassare, ricorrendo a
una tattica di sua invenzione: finiva sempre addossato alle corde, che lo
aiutavano ad assorbire la forza dei colpi dell’avversario, il quale invece si
sfiancava. All’ottava ripresa, Ali contrattaccò e mandò Foreman ko, tornando
sul trono della boxe e dello sport di tutti i tempi.