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Ragazze@connesse
L’emancipazione delle ragazze della Casa di Anita passa anche attraverso un pc collegato a Internet
Anno XXIII, n. 1 Giugno 2023 - di Anna Ghezzi
Il salone della casa degli ospiti della casa di Anita è stato nel tempo sala riunioni, cinema, salone delle feste. Ad agosto i campisti che arrivano dall’Italia ogni sera vi pianificano le attività da fare con le ragazze della casa. Una specie di stanza delle necessità, per chi sia familiare con la geografia di Harry Potter: nel salone si trova sempre quel che serve, quando serve. E da qualche mese ci sono dieci computer nuovi di zecca, dieci nuove finestre sul mondo per le trenta ragazze tra i 7 e i 17 anni accolte da Freshia e Jacinta alla Casa di Anita sulle colline di Ngong. Quando finiranno i lavori alla Library, i pc troveranno casa in uno spazio pensato proprio per lo studio e la formazione. Ma per il momento lì, nel salone, si possono vedere bimbe e ragazze trafficare, disegnare, scoprire.
La nuova IT room è stata realizzata grazie a una donazione della Banca europea per gli investimenti. E tutto è nato da un incontro.
La strada fatta
Un paio di anni fa arriva una e-mail in sede ad Amani: è di Alessandra, si sta per trasferire a Nairobi con il marito e sta cercando realtà da supportare a Nairobi, vuole fare attività di volontariato una volta che sarà lì. Ha trovato Amani, ha letto dell’impegno a favore dei bambini e delle bambine di strada di Nairobi da più di 25 anni. È interessata a saperne di più, si mette a disposizione. Di computer non si parla ancora, ma il viaggio dei pc è di fatto appena iniziato.
Arrivati a Nairobi, Alessandra col marito incontrano padre Kizito. Insieme visitano la casa di Anita, Kivuli, Tone la Maji e mentre loro iniziano a conoscere i progetti a Nairobi, viene fuori tra le chiacchiere che l’Istituto della Bei ha la possibilità di donare computer a progetti sociali in Kenya.
La Bei è la Banca europea per gli investimenti, istituzione finanziaria dell’Unione europea che per statuto finanzia investimenti che sostengono gli obiettivi politici dell’Unione, dalle reti di trasporto trans europee all’innovazione, la protezione dell’ambiente, la salute, l’istruzione. Ne fanno parte i paesi membri e fuori dei confini dell’UE la Bei si occupa di attuare politiche comunitarie relative alla cooperazione in 130 paesi. Tra questi c’è anche il Kenya. Il marito di Alessandra, Paolo Lombardo, è arrivato a Nairobi proprio come direttore della Bei per l’area Africa orientale, incarico che manterrà quasi due anni.
Passano mesi, si prepara il progetto, si fa la domanda. Paolo, nel frattempo, cambia incarico e istituto, la domanda passa tutti gli esami necessari per essere accettata dalla Bei. E il 18 gennaio 2023 si inaugura l’IT laboratory and library di Anita (laboratorio informatica e biblioteca) con una grande festa con le bambine e le ragazze, i volontari, Koinonia e i funzionari della Bei. Maria Shaw-Barragan, direttrice del dipartimento globale della Bei parla alle ragazze di Anita: «Studiate ragazze – dice loro – e potrete diventare quello che desiderate. Anche direttrici di un’organizzazione che lavora su quattro continenti». Come lei.
La parità si costruisce
Per molti, in Italia, il computer, il tablet, lo smartphone, sono oggetti di uso quotidiano. Con una connessione e un po’ di manualità si può comunicare istantaneamente con persone dall’altra parte del mondo, partecipare a corsi e lezioni, avviare un business, acquisire competenze. E anche imparare a non essere passivi fruitori di tecnologia ma protagonisti attivi, creatori, inventori e inventrici. In Kenya, secondo i dati della Banca Mondiale, nel 2020 solo una persona su 3 aveva accesso stabile a internet, sebbene il 90% della popolazione abbia un contratto dati sul cellulare (dati Authority delle comunicazioni keniana).
Inoltre, il potere e il potenziale di trasformazione offerti dall’accesso a internet e alla tecnologia non sono distribuiti in maniera egualitaria: secondo l’Unione internazionale delle telecomunicazioni (Itu), dei 2,7 miliardi di persone ancora “disconnesse” dalla rete, nel mondo, la maggioranza sono donne e ragazze. Soprattutto quelle che vivono in aree rurali, le meno alfabetizzate, le più povere.
«Un nuovo tipo di povertà si è diffusa nel mondo, che esclude le donne e le ragazze in modi devastanti: la povertà digitale», ha affermato Sima Bahous, vice-segretaria generale delle Nazioni unite e direttrice esecutiva di Un Women all’inaugurazione della 67ma commissione sullo stato delle donne a marzo. Il divario digitale, ha detto Bahous, è diventato il nuovo volto della disuguaglianza di genere. «Le donne ̶ ha spiegato la vice-segretaria dell’Onu – hanno il 18% in meno di probabilità rispetto agli uomini di possedere uno smartphone e dunque molte meno probabilità di utilizzare Internet. Nel 2022 online c’erano 259 milioni di uomini in più rispetto alle donne. E solo il 28% dei laureati in ingegneria e il 22% dei lavoratori del settore dell’intelligenza artificiale a livello globale sono donne e quelle che riescono a lavorare nel settore tecnologico hanno salari del 21% inferiori rispetto ai colleghi uomini».
Il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu, secondo Bahous, non sarà possibile senza ridurre il divario digitale di genere. Con un accesso a internet e competenze digitali, infatti, le ragazze di tutto il mondo potrebbero avviare nuovi business, vendere prodotti in nuovi mercati, trovare lavori meglio pagati, avere accesso a formazione, servizi sanitari e finanziari, scambiare informazioni e, alla fine, partecipare ancora di più e meglio alla vita pubblica. Il divario digitale può invece limitare l’accesso delle donne a informazioni salvavita, a soluzioni di pagamento mobili, ai servizi pubblici online, rendere più difficile completare la propria istruzione, avere un conto in banca, prendere decisioni informate sul proprio corpo, avere uno stipendio dignitoso.
Per una ragazza che ora vive alla Casa di Anita e fino a qualche tempo fa in strada non poteva che vivere un giorno alla volta, un computer può dunque essere puro svago, uno strumento di studio per non restare indietro in una scuola sempre più tecnologica, anche in Kenya. Ma anche un’opportunità nuova per costruire un futuro diverso. Da sempre Amani ha lavorato per ridurre le diseguaglianze digitali. I dieci computer nuovi sono un altro passo in questa direzione. «Saper usare un computer è importante per tutti – ribadisce Padre Kizito – è uno strumento universale usato ormai in qualsiasi lavoro e professione. Ma anche nello studio: una delle ragazze si sta laureando in psicologia e deve fare anche dei corsi online. A livelli di istruzione più elevati avviene spesso e poter fornire anche questo supporto per noi è importante. Così come i telefonini, ormai fondamentali».
Il computer è la panacea di tutti i mali? No. Ma vedere le ragazze incuriosite, anche solo disegnare con un cursore sullo schermo invece che sul foglio di carta è guardare un pezzo di futuro. E può diventare l’occasione per costruire nuovi progetti e fare un passo in avanti, insieme.
Anna Ghezzi, giornalista e volontaria di Amani.