Bianco e Nero
Nelson Mandela, l’uomo invisibile
1963-2023
Anno XXIII, n. 1 Giugno 2023 - a cura della Redazione

L’11 luglio 1963 la polizia del Sudafrica bianco e razzista dell’epoca entrò in gran forza nella fattoria chiamata Liliesleaf a Rivonia, un sobborgo di Johannesburg.
Le soffiate di un paio di informatori avevano rivelato che la proprietà era usata come base clandestina dagli oppositori dell’apartheid. Tutti i presenti furono arrestati, alla retata mancava solo David Motsamayi, un lavorante alloggiato in un capanno sul terreno della fattoria. In realtà quell’uomo era già in prigione da un anno, sotto il suo vero nome: Nelson Mandela. I documenti goffamente nascosti trovati sul posto lo incriminavano insieme agli altri e così finì anch’egli alla sbarra di quello che passerà alla storia come il Processo di Rivonia.
Gli imputati, una decina, erano accusati di complotto, sabotaggio e tradimento. Il dibattimento iniziò nell’ottobre ’63 e durò nove mesi. Furono tutti condannati all’ergastolo. Fino al giorno della sua liberazione, 27 anni dopo, Nelson Mandela, “il detenuto politico più famoso del mondo”, sarebbe diventato l’“uomo invisibile”. Per oltre un quarto di secolo, nessuno avrebbe più rivisto il volto di colui che nel 1994 sarebbe stato eletto primo presidente del nuovo Sudafrica democratico. Oggi Rivonia da sobborgo è diventato un quartiere. I suoi bucolici terreni agricoli sono da tempo stati sostituiti da asfalto e cemento. Liliesleaf, opportunamente restaurata, è una meta turistica assai frequentata. Nella foto, scattata il 12 giugno 1964, giorno della sentenza, gli imputati salutano con il pugno chiuso in segno di sfida attraverso le sbarre del furgone cellulare che li trasporta dal Palazzo di giustizia di Pretoria, dove si era appena concluso il processo, verso una lunghissima detenzione.