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Come una catena: dalla Svezia al Kenya, attraverso l’Italia
Anno XXII, n. 1 Giugno 2022 - di Chiara Avezzano
Da quando Cate è arrivata ad Anita, circa quindici anni fa, le responsabili della Casa hanno capito fin da subito quanto speciale fosse il suo impegno nello studio. A competere con lei solo Pauline, inserita nel programma di outreach della Casa di Anita perché sua madre non poteva permettersi di iscriverla alla scuola superiore.
Entrambe si sono diplomate nel 2021.
Continuare gli studi ed iscriversi all’università o al college non è mai scontato per le ragazze e i ragazzi di Nairobi. È necessario innanzitutto diplomarsi con ottimi voti, altrimenti gli istituti universitari non prendono in considerazione la tua candidatura, ma soprattutto per molti è difficile, se non impossibile, riuscire a sostenere le tasse di iscrizione e il costo della vita lontani da casa.
Da qualche anno abbiamo la fortuna di poter supportare i ragazzi meritevoli nel loro percorso di formazione grazie alle Borse di studio istituite da un gruppo di amici e intitolate alla memoria di don Giorgio Basadonna, prete milanese che durante la propria vita ha dedicato sempre un’attenzione particolare ai più giovani.
Riuscire però a sostenere tutti i ragazzi meritevoli è pressoché impossibile.
Infatti, mentre la data del diploma di Cate e Pauline si avvicinava, io sapevo che non saremmo riusciti ad inserirle nel programma di Borse Basadonna. Ci scontriamo quotidianamente con i limiti del nostro lavoro, ma confesso che in questo caso era ancora più frustrante pensare di dover interrompere la formazione di due ragazze: statisticamente le ragazze negli studi si fermano prima, per moltissime ragioni. Stavolta in due erano pronte ad iscriversi all’università e noi non avevamo alcuna risposta da dare loro.
Ma le soluzioni a volte prendono la via più lunga.
Circa cinque anni fa un giornalista italiano ha pubblicato un video che racconta le droghe di Nairobi e i suoi effetti; sul finale parla di Amani e del lavoro che facciamo in Kenya. Il video è stato visto da milioni di persone in tutto il mondo ed ogni tanto diventa di nuovo virale.
Un giorno qualsiasi di molti mesi fa abbiamo ricevuto una semplice e-mail da parte di una ragazza che, dopo aver visto quel video, aveva cercato più informazioni su Amani e deciso di contattarci.
La mail iniziava così: “Buongiorno, avrei il progetto di istituire una borsa di studio annuale per una studentessa meritevole della Casa di Anita che voglia frequentare l’università.”
Laura ci scriveva dalla Svezia, dove insegna arte in una scuola. Ci ha raccontato che aveva da poco perso suo padre, Tiziano Bollati. Tiziano a 14 anni fu costretto a lasciare la scuola, nonostante la voglia di continuare a studiare, per iniziare a lavorare. Una volta adulto e padre, si era sempre impegnato per assicurare ai suoi due figli il futuro che desideravano. Laura e suo fratello Davide hanno potuto così scegliere liberamente cosa fare nella vita. Alla sua scomparsa, Laura ha pensato di ricordarlo continuando la catena di solidarietà da lui iniziata, ed ecco la richiesta arrivata fino a noi di far studiare una ragazza come lei, aiutarla a realizzare i propri sogni.
Inutile dire che il mio pensiero è andato immediatamente a Cate e Pauline.
Cate e Pauline però erano due: come avremmo potuto scegliere chi mandare avanti negli studi e chi fermare? Beh, non ce n’è stato bisogno: dopo qualche mese dalla mail di Laura ha bussato alla porta della sede un volontario di Amani di Milano, che ci conosce da tanti anni ed è partito con noi per l’Africa diverse volte. Alberto arrivava con una storia simile a quella di Laura: qualche settimana prima era mancata sua madre, Marina. Prima di lasciarlo, mamma Marina gli aveva consegnato una piccola somma, chiedendogli espressamente di dedicarla alle bambine della Casa di Anita, per aiutarle a studiare. Marina è stata per circa 40 anni una maestra e una mamma attenta ai propri figli, così come a tutti i bimbi e le bimbe che ha educato. Alberto, assieme a suo fratello Edoardo, aveva sempre avuto la possibilità di scegliere e di studiare in ottime scuole ed università. Ora, contento, stava offrendo con semplicità, grazie a sua madre, questa possibilità a qualcun altro. Un modo per far arrivare lontano la cura e l’amore di mamma Marina.
A settembre Cate e Pauline hanno iniziato l’università. Cate è iscritta ad un corso di laurea in “Commerce”, Pauline in “Computer Science & Mathematics”. Ho parlato loro di Laura e Alberto, di Tiziano e Marina, delle loro famiglie. Mi hanno ascoltato piene di interesse e attenzione, poi la loro risposta è stata: “Ringraziali di cuore da parte nostra, ci impegneremo tanto, così che un giorno potremo anche noi aiutare qualcun altro a studiare”.
E il circolo continua.
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Il programma di outreach segue a distanza le bambine che possono vivere con la propria famiglia di origine, supportandone gli studi.
Chiara Avezzano, dal 2003 volontaria e coordinatrice dei campi di incontro, è responsabile dell’ufficio progettazione di Amani.